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Marchigiano idealista, convinto patriota, martire per la giusta causa: questo fu Giuseppe Monti. La sua fama è legata all'attentato della caserma Serristori a Roma il 22 ottobre del 1867. Arruolato con l'esercito Italiano, l'operazione fu attuata in concertazione con le truppe garibaldine. Facendo saltare quella caserma, situata in un punto molto importante e strategico, si apriva una via fondamentale per la conquista della zona vaticana. Il Monti, insieme al suo compare Gaetano Tognetti, si introdusse in un magazzino sottostante la caserma facendo esplodere le cariche: un'intera ala fu distrutta provocando la morte di 27 persone. L'audace impresa fu portata a termine, ma i due vennero subito arrestati, processati e condannati a morte. Si aprirono mesi di dibattiti con la spinta dell'opinione pubblica di stampo liberale che insisteva per una soluzione di compromesso e di mite condanna. Il pontefice Pio IX esitava per l'esecuzione, ma i molteplici interessi sia interni allo stato pontificio sia esterni, dovuti alle morti francesi e quindi riguardanti anche Napoleone III, non potevano permettere altre soluzioni. Dopo mesi di attese si aspettava una presa di posizione da parte di Re Vittorio Emanuele II, che però non arrivò mai. Inoltre molteplici impedimenti ed ostacoli fermarono la domanda di grazia. La stampa liberale e intellettuali come il Carducci presero a cuore la questione, ma il pontefice stretto tra l' opinione degli ambienti vaticani e gli interessi di Parigi, firmò per la condanna il 16 ottobre del 1868. L'esecuzione avvenne il 24 Novembre mediante ghigliottina. Il presidente del consiglio Italiano Luigi Federico Manabrea affermò che la notizia della sentenza "aveva dolorosamente contristato". Giosuè Carducci dedicò loro la poesia “Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti Martiri del diritto Italiano”, mentre nel 1869 Gaetano Sanvittore pubblicò il romanzo “I misteri del processo Monti-Tognetti”. Ancora nel 1977 Luigi Magni si ispirò a questa pagina di ottocento per il suo film “In nome del papa re” e nel 2000 ci furono delle dispute letterarie tra Indro Montanelli e Vittorio Messori: il primo a favore del Monti mentre il secondo in qualche modo giustificava il Papa perchè costretto da pressioni di ogni genere. In un'analisi attenta si può affermare, quindi, che quest'episodio è strettamente connesso al controverso e particolare pontificato di Pio IX da Senigallia.

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